Il nome di Binago compare per la prima volta, sia pure circondato da molte incertezze, in un documento redatto attorno all’anno 774.
Si tratta di un atto di vendita in cui viene citata una località a nome Bionaco o Bionago. Il documento, però, non contiene alcun esplicito riferimento al paese. Bisogna attendere ancora tre secoli per trovare un chiaro indizio riguardante un abitato a nome Binago. In una memoria riferita a un accordo stipulato fra Guido, arcivescovo di Milano, e il conte Rodolfo del Seprio, in una data compresa fra il 1045 e il 1071, si fa riferimento a un podere nella pieve di Varese, nel luogo detto Binago. Sembra che i conti del Seprio possedessero dei beni in quel villaggio. Suscita qualche dubbio però la collocazione territoriale: Binago doveva infatti essere già allora compresa nella pieve di Appiano e non in quella vicina di Varese. Potrebbe trattarsi di un caso di omonimia; può darsi quindi che esistesse, alla fine dell’XI secolo, un’altra località denominata Binago di cui si è in seguito perduta memoria, oppure che ci si trovi di fronte a una svista nell’indicazione del capopieve; errori del genere, del resto, furono abbastanza frequenti. Una testimonianza sicura e assai più ricca ci viene fornita da una fonte storica che narra alcune vicende della prima metà del secolo successivo, quando anche il piccolo paese di Binago venne drammaticamente coinvolto nella Guerra decennale che vide Milano schierarsi contro Como. Alla base del conflitto c’era lo scontro per la supremazia territoriale fra due centri in espansione. Oggetto della contesa erano il controllo del contado del Seprio e, per Milano, l’apertura di una via di collegamento con i passi alpini e con i paesi del Nord. La guerra si combatté, con alterne vicende, sulle montagne comasche e nella zona del Seprio. Uno storico degli Sforza narra che nella primavera del 1121 una spedizione armata uscì da Como per assalire il borgo di Varese, che si era alleato a Milano. Nel corso di questa spedizione i comaschi furono affrontati dalle truppe confederate di Binago e di Vedano Olona che ebbero la peggio e furono sconfitte. I Binaghesi allora si ritirarono nel loro castello mentre le truppe di Como assalivano e incendiavano Vedano. Nel tentativo di portare aiuto ai loro alleati, i Binaghesi uscirono dal castello e si misero in marcia verso il vicino paese, ma furono circondati dai comaschi, catturati e portati prigionieri a Como. Si tratta della prima volta in cui, con assoluta certezza, Binago compare nella storia. È interessante notare che già a quell’epoca il paese risultava strettamente legato, come la vicina Varese, ai destini di Milano, alla cui Diocesi del resto apparteneva. L’alleanza che legava Binago a Vedano testimonia a favore di un probabile comune interesse dei due villaggi per il fiume Olona, per i suoi mulini e per la via di comunicazione che esso rappresentava. Dalla storia si ricava comunque un’importante informazione riguardo all’esistenza di un castello e di un villaggio a Binago. Il castello è dotato di mura e nel corso della battaglia fornisce un solido rifugio ai Binaghesi in difficoltà; i comaschi rinunciano ad assalirlo e si dirigono verso Vedano, probabilmente non protetto, e saccheggiano il paese, incendiandolo.
Vicende storiche dal ’200 al ’500
Le fonti storiche che sono note per i secoli XIII e XIV tramandano soltanto notizie di scarso rilievo. Tuttavia sappiamo che nel 1285 Binago venne di nuovo sfiorata da un avvenimento militare. La lenta e progressiva decadenza del contado del Seprio aveva portato alla crescita di importanza del modesto borgo di Varese, e Binago ne seguì in parte le sorti mantenendo comunque un solido legame, tramite i vincoli ecclesiastici, con Milano. Un violento conflitto scoppiò tra Castel Seprio e Milano per la conquista della supremazia territoriale. Nel 1285, appunto, un banda di alleati e partigiani dei conti del Seprio, condotta da Guido da Castiglione, raggiunse Varese con lo scopo di punire gli abitanti del borgo per l’aiuto prestato ai nemici Visconti. L’assedio non riuscì, e gli attaccanti vennero respinti fino a Binago e a Vedano. Due anni dopo l’arcivescovo e signore di Milano, Ottone Visconti, fece assalire e radere al suolo Castel Seprio: iniziò così un lungo periodo di governo milanese. L’unificazione della regione attuata sotto le insegne con il biscione dei Visconti si dimostrò in seguito solidissima, e il periodo che seguì pacifico e tranquillo: le sole notizie che abbiamo sono costituite da transazioni commerciali. Bisognerà attendere gli inizi del XV secolo per avere altre informazioni su Binago. Nel 1412 il duca Filippo Maria Visconti, da poco insediatosi al governo di Milano, accolse i giuramenti di fedeltà delle comunità che effettivamente lo riconoscevano come sovrano. Un certo Aliolo “de Giochis”, figlio del fu Giovannolo “de Giochis de Binago”, in qualità di sindaco e procuratore del comune, giurò fedeltà e obbedienza al duca. Da questo momento in avanti viene, in parecchi documenti, citata la famiglia Castiglioni come possidente di vaste aree nel territorio binaghese: il nobile Francesco Castiglioni, nel 1455, possedeva la chiesa campestre di San Pietro in Monello e altri Castiglioni possedevano la non meglio identificata cappella di Sant’Agata. Una prova dell’estensione degli interessi di questa famiglia negli immediati dintorni di Binago verso la fine del XV secolo è fornita da uno stemma affrescato e da due iscrizioni tuttora visibili su un muro esterno del complesso rurale conosciuto come Cassinazza.
Il periodo degli Sforza, che succedono ai Visconti, è sorprendentemente povero di notizie che riguardino Binago: petizioni, piccoli conflitti con i villaggi vicini, richieste di favori o di esenzioni, che erano all’ordine del giorno per quasi tutte le comunità dello Stato, non sembrano curiosamente aver riguardato Binago. La relativa tranquillità della seconda metà del ’400 non si protrasse anche nel secolo successivo. Francesi, svizzeri, veneziani e altri italiani, infine gli spagnoli si contesero per parecchi anni il possesso del territorio di Milano, e anche Varese e dintorni furono ovviamente coinvolti nei continui rivolgimenti. L’esaurirsi della dinastia sforzesca e l’ingresso del ducato di Milano nei possedimenti diretti della corona spagnola, nel 1535, aprirono un nuovo periodo di relativa pace e segnarono per Binago l’inizio del regime feudale.
Il periodo feudale e gli avvenimenti dei secoli XVI-XIX
Seguendo una prassi già affermata in età sforzesca, il governo spagnolo procedette alla concessione a privati di gran parte delle terre del ducato di Milano. Trasformando una località in feudo , gli spagnoli vendevano a un personaggio soltanto determinati diritti che erano essenzialmente onorifici, giurisdizionali e fiscali; non veniva, cioè, ceduta la proprietà del territorio né dei beni immobili che ne facevano parte. Il possesso era del tutto indipendente dall’istituzione feudale: a causa di ciò erano proprio, in molti casi, coloro che erano già grandi proprietari terrieri di una determinata località ad aspirare al titolo di feudatario. Questo fu probabilmente anche il caso di Binago. Infatti, dopo essere passato in varie mani, il feudo venne ceduto il 9 novembre 1547 a Niccolò Castiglioni, membro di quella famiglia che da generazioni era legata da rilevanti interessi economici al paese e al suo territorio. Binago divenne quindi feudo, e tale rimase fino all’abolizione del regime feudale. È difficile dire quanto fosse redditizio il suo possesso poiché la comunità, secondo quanto risulta da un censimento effettuato negli anni 1545-1546, risultava composta da 56 famiglie. Non si hanno notizie sui legami che si crearono tra i feudatari e il paese: sappiamo soltanto che la dimora dei Castiglioni era probabilmente l’edificio, oggi occupato da una comunità di suore, che si affaccia sulla piazza centrale del paese. Dopo varie vicende legate ai successori di Niccolò Castiglioni, nella prima metà del XVII secolo il feudo divenne appannaggio della famiglia dei Visconti di Cassano Magnago, e tale rimase, a quanto pare senza ulteriori rivolgimenti, sino alla fine del periodo feudale. A differenza di quanto si è visto per i secoli precedenti, a partire dalla metà del ’500 circa si dispone di una gran mole di documenti, riguardanti essenzialmente la vita religiosa del paese e le vicende dei suoi edifici di culto. Con la visita, avvenuta nel 1566, del delegato padre Leonetto Chiavone, il nuovo arcivescovo di Milano, Carlo Borromeo, incominciò a esercitare anche su Binago quello stretto e costante controllo sulle faccende di tutte le parrocchie che in poco tempo riformò i costumi e la vita religiosa del paese. Il 19 ottobre del 1574 l’arcivescovo in persona visitò Binago: dagli atti di questa visita risulta una descrizione assai dettagliata di tutto ciò che poteva interessare l’autorità religiosa. A quella data abitavano nel paese 77 nuclei famigliari, per un totale di 467 persone. Il progetto più importante, che stava molto a cuore all’arcivescovo, era la costruzione di una nuova chiesa nel centro del paese e fu probabilmente in quel 1574 che prese forma il progetto per la costruzione della chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista. L’edificio sorse negli anni a cavallo tra la fine XVI secolo e gli inizi del successivo: così come appare oggi, esso è il frutto di un lungo processo di modificazione, sia nella parte architettonica che in quella decorativa, ed è solo in parte simile al progetto originario. Trasformazioni, aggiunte e ammodernamenti, in qualche caso di portata assai vasta, ne hanno sensibilmente alterato nel corso del tempo la struttura e la veste sia interna che esterna, adeguandola di volta in volta alle mutevoli esigenze pratiche, di culto ed estetiche. L’aspetto attuale della parrocchiale di San Giovanni risale in gran parte a una generale ristrutturazione condotta tra la fine del 1800 e gli inizi di questo secolo.
Nel 1859, durante la seconda guerra di indipendenza, Binago vide il passaggio dei Cacciatori delle Alpi guidati da Garibaldi in transito da Varese – reduci dalla vittoriosa battaglia di Varese – a Como, presso cui ci sarebbe poi stata la battaglia di San Fermo: si racconta che Garibaldi si fermò a Binago tra il 26 e 27 maggio, salendo sulla torre inglobata dall’attuale complesso scolastico per avvistare eventuali manovre delle truppe austriache.
Si possono trovare tutte le informazioni sulla storia di Binago nel libro stampato a cura della Pro Loco: F. CAVALIERI, Binago. Vicende storiche e artistiche dalle origini all’Ottocento, fotografie di E. Canziani, Pro Loco, Binago 1990.